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Morire di classe. (La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin)

Il Saggiatore

L’11 marzo cadrà il centenario della nascita di Franco Basaglia, ispiratore della legge 180 del 1978, nota come Legge Basaglia, che disponeva la progressiva abolizione dei manicomi in Italia. L’istituzione manicomiale, prima di Franco Basaglia e del movimento psichiatrico anti-istituzionale, era un luogo di segregazione e di coercizione, un asilo coatto per i poveri, i reietti, gli emarginati, un carcere abbrutente in cui i malati venivano deumanizzati e ridotti in contenzione, privati dei diritti ed esclusi dalla società, senza un’ottica di recupero e reinserimento sociale. Nel 1969 Morire di classe, esce in libreria: un libro fotografico curato da Franco Basaglia e Franca Ongaro, con le fotografie di Gianni Berengo Gardin e Carla Cerati, che mostrò inequivocabilmente al mondo, grazie alla vivida crudezza delle immagini, quale fosse la condizione dei malati mentali all’interno dei manicomi, divenendo un libro simbolo che ha segnato una tappa fondamentale nel processo di liberazione e di scardinamento dell’istituzione manicomiale. Per molti anni, Morire di classe è stato irreperibile nelle librerie. Proprio quest’anno, il Saggiatore ha scelto di riportarlo alla luce, nella sua integrità, rispettando le intenzioni originarie dei curatori e la natura intrinsecamente politica di questo progetto, perché – crediamo – la malattia mentale è oggi come ieri espressione dell’ingiustizia sociale e delle diseguaglianze che essa produce: le idee di Basaglia, all’interno delle storture della nostra società, adesso più che mai, stanno diventando una nuova utopia.
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